“Babbo” è un termine che se in Toscana, e non solo, è il vezzeggiativo di padre, il termine più tenero che un figlio possa utilizzare, più di papà, a Messina, invece, ha tutto un altro senso. Allora, per non fare confusione, anche se la città potrebbe anche essere “babba” nel senso di mamma, avendo prodotto il “fenomeno” di cui stiamo parlando, userò più correttamente il termine “babbigna” che forse meglio racchiude in sé il significato dispregiativo che rappresenta.
“Fare u babbu per non pagari u daziu”
“Fare u babbu per non pagari u daziu“, ovvero fingersi stupido per non pagare il prezzo. Un detto che meglio spiega il senso a cui voglio tendere. Che Messina sia una città, anzi una provincia, “babba” sorge spontaneo da sempre, quasi come consuetudine, quando ci si riferisce alla criminalità organizzata, alla mafia in relazione al ruolo della città, intendendo che potenzialmente Messina non è all’altezza criminale di metropoli come Palermo o Catania. Per poi scoprire che Messina “fa a’ babba” per non pagare il prezzo di quanto celatamente, tra massoneria, mafia e politica “infedele” allo Stato ed ai principi della legalità, circoli di soppiatto, anzi di “soqquatto” per concederci un altro fiorentinismo.
Insomma concetto complesso quello della “babberia” anzi del “babbiu”.
Ma in questo caso il “babbiu”, appunto, che più ci interessa è quello politico, e in questo campo Messina non sembra avere rivali.
Il riferimento è a quanto scrive Salvo Benanti fondatore de “I Fatti di Siracusa”. Benanti non è nuovo ad esternazioni che possono poi costargli care, come la condanna a sei mesi, pena sospesa, per il reato di diffamazione nei confronti del giornalista all’epoca direttore de “La Civetta di Minerva”, premio nazionale di Giornalismo Piero Francese del 2012. Ma in questo caso, al netto dei fatti che riporta sul nuovo additato, che è in questo caso Cateno De Luca, vi sono eventi che riprendono la storia politica inoppugnabile del fiumenisano.
In particolare Benanti si sfoga in un post social in merito ad una querela sporta contro Sud chiama Nord quale conseguenza dell’essere stato appellato “giornalista da quattro soldi”. Un epiteto al quale qui a Messina siamo così abituati che ormai crediamo che la querela non valga neanche la carta sulla quale è scritta. Nel post in questione Benanti ricorda che “De Luca dice di combattere i poteri forti, ma è proprio lui il potere forte”.
QUELLA “BANDA BASSOTTI DELLA POLITICA”
Benanti sottoscrive che De luca “Racconta sempre ai siciliani che vuole liberarci dalla banda bassotti ma non dice che lui ne fa parte a tutti gli effetti da sei lustri“, laddove intende per “banda bassotti” quella della politica, citando proprio De Luca.
Benanti ricorda che “De Luca è stato già quattro volte deputato all’Ars, le prime due con il Mpa di Lombardo e la terza volta con l’Udc cioè con i partiti, oggi con il suo gruppo. E’ stato sindaco di quattro comuni, uno grande come Messina. Si è già candidato a presidente della Regione nel 2012 raccogliendo l’1,32 dei consensi. Nel 2021 ha fatto eleggere a Sindaco di Messina Federico Basile e lui è diventato presidente del Consiglio comunale. Insomma, non si scolla dalla poltrona nemmeno per un minuto e questo da 30 anni e non da un giorno“. Insomma uno, Cateno De Luca, che di politica e di schieramenti ne ha macinato e ne ha cambiato. Lui evidentemente può cambiare bandiera a piacimento, altri no.
E Benanti continua nel suo post “Nel 2011 De Luca venne arrestato, e posto ai domiciliari, con l’accusa di tentata concussione e falso perché avrebbe usato fondi pubblici destinati alla costruzione di opere di contenimento di un torrente a rischio esondazione per realizzare un albergo a Fiumedinisi. Nel 2017 venne assolto dai reati di abuso d’ufficio e falso, mentre venne soltanto prescritta la tentata concussione. Usa sempre lo slogan di essere contro i partiti che però sono gli stessi che lo hanno sin qui sempre eletto all’Ars“.
Riporto solo fin qui lo sfogo di Benanti e non entro nel merito del perché e del per come i ferri siano diventati corti e arroventati tra lui e il sindaco di Taormina. Di certo però c’è che probabilmente tra i messinesi che ancora oggi intendono Cateno De Luca sia un politico “nuovo che avanza” e “duro e puro”, diversamente, altrove, fuori dai confini del feudo della città politicamente “babba”, altri si sono accorti, con evidente molta più perspicacia dei messinesi, che la storia politica del ciuminisano/messinese/taorminese, non è priva di collegamenti con tutto il “bassottismo” che lui stesso denuncia. Nessuno sembra ricordare, sapere o voler comprendere quello che altri siciliani in altre città, evidentemente meno “babbe”, hanno immediatamente capito, pesato, conseguentemente scelto. Allora l’interrogativo che si pone non è se Messina sia “babba” o meno, ma, altresì, se “faccia la babba”, e cosa ci sia dietro quei prosciutti posizionati sugli occhi. E soprattutto non tanto chi li abbia posizionati sugli occhi dei Messinesi, semmai chi li tenga ben fermi.