Il “dramma” americano è condensato tutto in una foto.
L’immagine di Trump, nuovo presidente USA e di Biden, l’uscente, seduti insieme, uno affianco all’altro, dice molto di più di quel che mostra. Nonostante il titolo ricorrente su tutte le testate americane che se la contendono, la “transizione tranquilla” promessa sembra essere quella di Byden. Frettolosa, infastidita, inutile, scomoda, quella di Trump.
Le facce dicono tutto, come la postura che assumono i due presidenti. Biden è seduto a gambe larghe e ben piazzato sulla poltrona, menre Trump siede in punta di sedia, pronto ad andar via da una cerimonia che probabilmente ritiene superflua e inutile. Biden sorride, Trump guarda altrove ed ha lo sguardo accigliato sotto uan fronte corrugata che esprime la sua impazienza.
Le mani del nuovo uomo “più potente del mondo” sono quasi unite, polpastrelli contro polpastrelli, evidente segnale di riflessione, mentre Biden è composto con le mani, quasi da postura militare, poggiate sulle ginocchia.
A fare da sfondo un nostalgico caminetto acceso che se vorrebbe trasmettere calore, emana invece tutta la costruzione tipicamente americana di un quadretto che non rispecchia le veridicità del culmine di una campagna a suon di cazzotti sviluppata da Trump e di quella subita da Byden, fino all’abbandono dovuto ed accetato.
Anche la foto della stretta di mano, quella che segue alla fine del mio pezzo, mostra quel che sarà: Biden rimane apert, Trump si chiude, rimanendo in punta di sedia, con la testa chinata di lato, a mostrare una “disponibilità” che probabilmente non sarà il “leit motif” del suo secondo mandato. Unica concessione di Trump: l’inclinazione della mano verso l’alto, quasi a riconoscere il ruolo di chi gliela stringe. Ma il suo indice è “invadente” e penetra Byden fino ad oltre il polso…
Il mondo attende gli sviluppi che sono chiari ed evidenti, condensati in due foto.